Un frutto certificato, perfetto anche per le conserve.

Fin dal rinascimento il terreno pedemontano lombardo era utilizzato per la coltivazione delle pesche, nelle varietà a polpa bianca e gialla. Il clima, particolarmente mite, ha sempre permesso la loro crescita e quelle caratteristiche che ne fanno un prodotto tipico unico, tanto che il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali nel 2007 le ha certificate inserendole tra i prodotti agroalimentari della tradizione italiana con il nome di “perzic de munà”, pesche allo sciroppo. Si narra che sia stato il cuoco di Villa Motta a Travedona-Monate ad avere l’idea di conservarle nello sciroppo per poterle servire agli ospiti anche fuori dalla stagione ed è così che sono diventate famose. Oltre a questo importante riconoscimento sono anche certificate come DE.CO (prodotto a Denominazione Comunale) con l’obiettivo di proteggere , conservare e valorizzare la biodiversità. La coltivazione proseguì intensa fino al 1950, poi le cambiate condizioni culturali e della società, con l’utilizzo dei terreni in diverso modo, fece scendere vertiginosamente la produzione.

Banca genetica per la conservazione

Ai giorni nostri la coltivazione è particolarmente attiva sulle sponde del lago di Monate, da cui la pesca prende il nome e, per non perdere questo patrimonio, il comune della città insieme ad altri enti ha avviato alcuni studi triennali, conclusi nel 2008, per recuperarlo e valorizzarlo. È stata anche costituita una banca genetica in due luogo separati, per la conservazione del germo-plasma, in modo che la varietà migliore sia sempre recuperabile nel tempo, ma anche per dare la possibilità di altri studi che possano migliorare le caratteristiche della pesca, arrivando a creare frutti con una maggiore resistenza agli agenti esterni.

La raccolta

Purtroppo l’industrializzazione avvenuta nella zona non è stata solo causa della riduzione di territorio coltivato a peschi, ma anche dell’insorgere di patologie derivanti dalla qualità dell’ambiente che rischia di trasformare il microclima. Nonostante i cambiamenti, però, il metodo di coltivazione è rimasto pressoché invariato. Le pesche vengono raccolte dagli esperti, che scelgono solo quelle arrivate al giusto punto di maturazione, prima che il sole abbia modo di scaldarle. Poi manualmente vengono lavate, tagliate in due e denocciolate, di seguito sbucciate e poste in contenitori di latta e coperte di sciroppo a base di acqua e zucchero.

Dal produttore sulle nostre tavole

Una volta sigillato il barattolo viene sterilizzato. La raccolta avviene nei mesi estivi, a seconda della qualità del frutto che conserva la sua naturale compattezza e un gusto unico, per questo sono famose. Oltre ad essere inscatolate da professionisti a livello aziendale, le pesche sono raccolte e confezionate anche da hobbisti che le mettono in vendita localmente, ma anche nei siti internet, proponendole come vere e proprie specialità, quali sono.  Pochi sono i produttori, ma regalano pesche di indubbio gusto, conservate naturalmente, che raramente si ha il piacere di gustare. L’interesse che il prodotto suscita è sempre maggiore, segno che i consumatori lo apprezzano.